Silenzio blu

Ho trascurato questo spazio, il mio spazio, in questi mesi. In queste notti insonni avrei voluto scrivere, ma non ero certa di ricordarmi come si fa, ad essere onesta non lo sono tutt’ora.

Che ci piaccia o no, siamo tutti un po’ più soli. Questa pandemia ci ha travolti come un uragano: siamo nel pieno della tempesta e non abbiamo idea di come uscirne, mentre cerchiamo di non farle trascinare via le vostre vite, mentre tentiamo disperatamente di tenere ancorate al suolo le fondamenta delle nostre case, dei nostri rapporti, dei nostri sogni.

Eppure si sa che gli uragani sradicano qualsiasi cosa.. Alberi, case, macchine. Sicurezze, vite, lavori, passatempi. E mentre a marzo c’era forse la speranza di una nuova primavera, che tutto questo sarebbe passato lasciando il posto al sole di agosto, adesso stiamo andando incontro all’inverno. Ogni sacrificio costa più fatica, ogni ipotesi è stata contraddetta, smentita, smantellata. Magari poi ricostruita. È stato detto tutto il contrario di tutto. E si sa, ciascuno nei momenti più bui bada alla sue rinunce. Alle sue difficoltà. Alle sue solitudini, alle sue tragedie, grandi o piccole che dall’esterno possano apparire. Come se, nel mezzo di una fuga nelle tenebre, ci venisse in mente di fermarci a capire se qualcuno sta scappando da qualcosa di più grande.

In queste settimane mi trovo spesso a pensare che c’è troppo rumore. Chiunque può dire qualunque cosa, ciascuno si sente in diritto e dovere di dire la sua. Sui social, ai vicini, alle persone incontrate al supermercato. Come se il rumore di tutto questo ciarlare potesse coprire la solitudine, il disagio. Beh non funziona. Le parole vuote fanno solo confusione, si sommano alle telefonate, alla televisione, alla sofferenza dei malati, alla preoccupazione di chi non sa cosa aspettarsi, alle proteste per qualunque nonsobenecosa. L’importante è fare casino, dare aria alla bocca. Ed io mi sento sola in tutto questo rumore.

Mi aggrappo ad una luce azzurra. È la lampada che accendiamo prima di dormire, che a turno spegniamo già in dormiveglia. È la lampada che mi fa compagnia quando non riesco a dormire. È fioca, poco invadente, silenziosa. Se ne sta lì e getta riflessi turchesi sulle pareti, sugli oggetti, sulle paure. Abbraccia i pensieri, gli affetti, gli amici lontani, le mancanze, le incertezze sul futuro, le vite dei colleghi stremati, dei pazienti spaventati, le mie insicurezze e i momenti di vuoto. Li accarezza e li avvolge, attutendone almeno un po’ il martellìo costante nella mia testa. Regalandomi la parvenza di un piccolo, raro, benedetto momento di silenzio. Blu.