Scrivere è facile, parlare è difficile. Far passare le parole dalla testa alle labbra, così fragili che si incastrano tante volte: l’aria non vuole uscire dai bronchi, le corde vocali fanno il loro lavoro. Le parole si aggrappano ad una sporgenza proprio lì, nel mezzo della gola. Formano un nodo, potrebbe essere un nodo di cravatta tanto è articolato.

Scrivere è facile. Non ci sono filtri: le parole passano dalla testa al foglio leggere, nere, sinuose. A volte anche loro si impigliano, nel cuore però. Quando vederle scritte fa male. Eppure, scrivere è così facile. I pensieri che scivolano via dalla testa per trasferirsi altrove, sabbia che passa da una parte all’altra di una clessidra.

Un foglio bianco non giudica. Non urla. Non impreca. Non interrompe. Non mortifica. Non sorride. Non comprende. Non è d’accordo o in disaccordo. Un foglio bianco accoglie l’inchiostro, mette a dormire i pensieri. Un foglio bianco è la Svizzera.

Scrivere è facile, parlare è difficile. Forse i veri temerari sanno sempre come usare le parole attraverso la voce. Le gustano, le assaggiano, le lanciano con fermezza nella direzione da loro scelta: le loro conversazioni non sono timide, non ci sono nodi in gola, fremiti, fame d’aria, silenzi imbarazzanti. Per i timidi, per chi è più cauto, per chi conosce quel groppo in gola troppo bene c’è lei: la parola scritta. Amica di una vita.

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